Non mi succedeva da tanto tempo di provare piacere nel vedere un edificio “moderno”.
Sto parlando del nuovo stabilimento di Carretta serramenti a Zanè, realizzato su progetto dell’architetto Giancarlo Zerbato di Schio.
È un prefabbricato di 4800 metri quadrati prodotto da SUMMANIA BETON che copre la produzione e il magazzino delle materie prime.
Il corpo ad uffici è su tre piani più uno seminterrato. E’ un volume semplice, una forma primaria e chiusa che vuole contrastare con il disordine di una zona industriale di vecchio impianto.
Il rigore della costruzione è accentuato dalla simmetria dei fori e dallo spessore della muratura.
Un tubo di acciaio COR-TEN segnala l’ingresso.
Il fabbricato ha una struttura tradizionale a telaio in c.a. con tamponamento in POROTON da cm 30; all’esterno una parete ventilata in Klinker HAGEMEISTER color antracite e all’interno doppia lastra in cartongesso con lana minerale da mm 60, per uno spessore complessivo di cm 54.
Assieme ad una serramentistica in rovere lamellare certificata CASACLIMA prodotta da CARRETTA SERRAMENTI, si raggiunge il risultato di W/mq K 0,27.
- Mirko Pizzato: La prima cosa che penso quando vedo una buona architettura è: cosa c’era prima di questo oggetto? Giancarlo Zerbato: Un vecchio capannone, ennesimo esempio di architettura industriale sedimentata. Un posto “brutto”.
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MP: Un progetto manifesta sempre una visione di quello che accadrà in quel luogo: qual è stata la sua?
GZ: Per quanto riguarda la visione, il grosso delle considerazioni è stato fatto sul disordine che c’era in quell’area e sulla voglia di mettere un punto fermo. Il progetto è stato cambiato completamente poco prima del montaggio: all’inizio era un volume che si rompeva, si spezzava, fino a quando con grande fatica siamo arrivati alla soluzione finale. Si può dire che la nostra sia stata una risposta urbanistica, in contrapposizione al disordine generalizzato delle periferie industriali.
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MP: Può raccontare qualcosa del Cliente? La storia di come è nato questo lavoro …
GZ: Il Cliente è stato molto interessante, una persona con la passione per l’Architettura che ha dimostrato una grande sintonia fin dall’inizio, una cosa rara. Ha richiesto molta attenzione ai dettagli e ai costi, per di più essendo lui stesso un falegname ha realizzato tutti gli interni in legno. È arrivato da noi dopo aver visto il nostro lavoro per Videotec Spa.
- MP: Infatti a poche centinaia di metri di distanza dallo stabilimento Caretta, sorge un edificio molto simile nell’aspetto esterno ed altrettanto affascinante, parlo della sede di Videotec Spa. Rappresenta la stessa risposta a domande diverse? Oppure nasconde un’idea più grande, che va al di là dell’oggetto architettonico? Un’idea urbanistica per esempio o addirittura paesaggistica? GZ: Di solito le architetture industriali sono leggere e prefabbricate. Io stesso arrivo da esperienze passate nel progetto di facciate vetrate strutturali. Nel caso di Caretta, l’edificio è rivolto a Nord e si fa fatica a vedere il colore del rivestimento che cambia, invece Videotec è esposto in modo che il cambiare della luce durante la giornata lo rende brillante, sottolineando le ombre: di solito i fabbricati industriali sono solo scatole, prive di spessore. Ti lasciano solo una sensazione di bidimensionalità, mancano di profondità. Tutto è scaturito da una visita a Berlino di alcuni anni fa, dove ero andato per vedere il nuovo edificio della Deutch Bank. In quell’occasione ho sono stato all’interno del grattacielo progettato da Hans Kolhoff: salendo all’ultimo piano pensavo che era inconcepibile rivestire un edificio così alto in mattoni. Eppure era lì, un vero rivestimento di 60 piani in mattoni, da allora qualcosa ha iniziato a “scavare” dentro di me, soprattutto nel ricercare una semplificazione del linguaggio.
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MP: Qual è la situazione attuale dell’architettura in provincia di Vicenza? E dalle altre parti?
GZ: Non c’è molto da dire. Quando l’Ente pubblico si muove “per chiamata” o per finti concorsi, è inutile fare commenti. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e la situazione è davvero drammatica. L’unica speranza è che il diffondersi tra la gente delle nuove tecnologie sul risparmio energetico, con tutto il seguito di fiere e comunicazione mediatica, provochino una nuova consapevolezza nel gusto e nell’immaginario del Cliente.
- MP: Cosa dire ad un giovane che sta per decidere se studiare Architettura e ad un neolaureato che sta cercando lavoro? GZ: Non saprei. In un mondo che cambia a velocità supersonica, c’è ancora bisogno dell’Architettura? Al momento sembra esserci solo un interesse economico, nient’altro. Recentemente ho parlato con il fondatore di Artemide, mi diceva che in Danimarca danno ai bambini i libri di testo dove in copertina ci sono la casa e il cane per esempio, e la casa è quella di Jacobsen, con il tetto piano. Questa è educazione, in mancanza di questo non ha senso discutere. Servono di più le mostre e i cataloghi di CasaClima, con le case prefabbricate in legno piuttosto che l’architettura insegnata nelle scuole. Il pensiero comune è: se viene dalla scuola, chi se ne frega?
- MP: Quali sono le prospettive professionali per un architetto nei prossimi 10 anni, soprattutto di fronte ad una crescente burocratizzazione della professione? GZ: La burocrazia sta soffocando le ricerche e la professione. Bisogna ripensare a tutto perché la crescita così com’era pensata fino al 2000 non tornerà più.
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MP: Cos’è per Lei il Corpo dell’Architettura?
GZ: Il Corpo è rappresentato dall’aspetto materiale. Il materiale deve trasmettere le sensazioni legate alle ombre, alla profondità e alla fisicità. Sto realizzando una casa a Magrè [VI], completamente rivestita in mattoni neri, con il tetto in acciaio corten dove credo di essere riuscito a trasferire queste qualità.
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MP: La tecnologia informatica riveste un ruolo fondamentale negli Studi di Architettura.
Ormai non è più possibile presentare un progetto se non è accompagnato da un rendering o un’immagine foto-realistica. È così anche per voi? Quali programmi usate per la progettazione? GZ: E’ certamente così per tutti. Noi usiamo Archicad Radar. - MP: Quali sono gli architetti e le architetture a cui Lei fa riferimento? GZ: Se dovessi fare un nome direi Gio Ponti ma preferisco rispondere “nessuno”. Sono onnivoro, non ho riferimenti, posso solo dire che guardo con grande interesse le architetture minori.
- MP: Una parola per descrivere la sua idea di Architettura? GZ: Rigore.
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“Complimenti Mirko, questo è un articolo degno di essere chiamato tale. Si basa su esperienze concrete, fa domande e poi da le risposte [sembra scontato ma non lo è]. Parla dei nostri profeti e non di quelli in terre lontane [...]. Congratulazioni sincere. Mi viene voglia di andare a vedere lo stabile… e questo è un risultato concreto!”
[Alessio Farina, Vicenza, Marketing. & Communication Manager]